Incontro con il Prof. Fulvio Scaparro

18.03.2010

Appunti dell’incontro

Il 18 Marzo 2010 il prof. Fulvio Scaparro ha incontrato i Volontari e le Volontarie della Vozza,
nella Sala Maria Bambina del Fatebenefratelli, affrontando il seguente argomento:

“IO VOLONTARIO IN OSPEDALE: sono sufficientemente motivato nel mio servizio?
Ascoltiamo e confrontiamoci con l’esperto.”

Al termine dell’iter di formazione, il Gruppo del’’Accoglienza dell’Associazione chiede al nuovo volontario di essere libero da inibizioni qualora notasse qualcosa di non gradito, di tornare a casa sereno e più gratificato di quando fosse arrivato all’inizio del turno. Gli si chiede di essere collaborativo nel migliorare l’organizzazione dell’Associazione con l’apporto delle sue osservazioni.

Si può pertanto immaginare il senso di impotenza quando un volontario non viene più e ci si chiede il perché senza trovare ipotesi comprensibili e giustificabili.

La maggior motivazione del volontario nell’offrirsi come tale è nella disponibilità di utilizzare meglio parte del suo tempo libero nell’aiutare gli altri e i meno fortunati.

Poi il volontario, dopo un lasso di tempo, rinuncia senza dare spiegazione. Certo lo studente trova lavoro, la nonna deve dare una mano nell’assistenza del nipotino che si fa grande, maggiori impegni assistenziali in casa, … ma gli altri “silenti”? Il prof. Scaparro ci ha fornito durante il corso del 18 marzo alcuni validi strumenti di valutazione.
Ci chiede di indagare se sia venuta meno in loro la spinta motivazionale che l’aveva così entusiasmato all’inizio.

Consiglia ai coordinatori di prestare attenzione a certi segnali, a certe “spie” che ci fanno capire come qualcosa non va nel nostro collega.

ASSENZA DAL SERVIZIO: è già un sintomo che qualcosa non va. Tante occasioni sono valide per non venire, magari lo stesso non vuole riconoscere il proprio disagio. Già più tardi farà fatica a comunicarlo agli altri, perché lui stesso lo avrà vissuto con delusione e dovrà ricreare un nuovo equilibrio e/o un nuovo progetto di vita, col venire meno di questa risorsa ad uno stile di vita che reputava vuoto o limitato o incompleto.

Altro sintomo significativo si presenta quando il volontario nel suo “lavoro” si applica con DISATTENZIONE E SCARSO IMPEGNO. La frase più ricorrente è “non c’è niente da fare”. Oppure si comincia ad arrivare in ritardo, si accorcia il periodo di permanenza in reparto, ai malati si prestano meno attenzioni o si mostra una qualche insofferenza verso il personale o qualche direttiva. Insomma si manifestano quelle impressioni che e “a pelle” fanno capire ad un osservatore attento che qualcosa in quella persona non va.

C’è un principio di DISAGIO PSICOLOGICO”. Questo può manifestarsi fisicamente, ma è psichicamente che crea squilibrio e sofferenza. Non sempre è palese a chi gli è vicino, ma è una forma di demotivazione che nei casi più pesanti può rasentare la depressione.

Il prof. Scaparro si augura che il coordinatore o il volontario più prossimo, che ha percepito e recepito questi disagi, abbia la possibilità e la volontà di parlarne direttamente con l’interessato e, conoscendone le cause, possa con lo stesso ipotizzare eventuali rimedi. E fra questi anche, quale estrema ratio, una serena rinuncia all’attività.

Nell’attività di volontariato, ancor più che nel lavoro (pagato), i seguenti fattori di motivazione sono di estrema valenza per continuare a fare felicemente una attività non retribuita.

Possiamo di seguito elencarli senza ulteriore chiarimento.

  • riconoscimento personale
  • senso di realizzazione
  • opportunità di formazione e crescita personale
  • attività interessanti
  • responsabilità significative
  • rapporti interpersonali in ambiente lavorativo e partecipazione al gruppo di lavoro
  • condivisione degli obiettivi della Vozza
  • vita privata serena nei limiti del possibile.

In mancanza di una condizione di stress, l’assenza più o meno diffusa dei fattori di cui sopra possono demotivare il volontario a mettersi in gioco.

Nella foto, il Gruppo dei Volontari e delle Volontarie Vozza, in Sala Bianca al Fatebenefratelli, per l’incontro con il Professor Fulvio Scaparro.

Si evince che alcuni fattori che abbiamo elencato sono intrinseci e riconducibili alla persona del volontario, altri influenzabili e controllabili direttamente dal “cuore e dalla mente” della Vozza stessa. La filosofia dell’Associazione, le decisioni prese dai dirigenti, il sistema organizzativo, la maniera di gestire il piccolo gruppo e la capacità del coordinatore di coinvolgere i membri nella gestione del lavoro, la volontà di creare spirito di corpo da parte del coordinatore, di essere lo stesso autorevole e non autoritario, sono elementi essenziali per la resistenza alla demotivazione.

Il prof. Scaparro ha insistito molto nel perseguire e incentivare quei motivi che fanno lievitare nel volontario la crescita personale.

“Il concetto che si intende evidenziare è che i fattori di motivazione alla prestazione di una persona sono legati alla mansione che tale persona ha e non solo all’ambiente di lavoro. Se la persona in questione gode di quelle opportunità a cui ho fatto riferimento parlando dei fattori di motivazione, quali, ad esempio, un’attività stimolante, crescita personale e/o professionale e formazione, riconoscimento, allora la sua performance sarà notevolmente influenzata in senso positivo. Il fatto interessante è che sono proprio questi fattori quelli che i coordinatori e le coordinatrici possono meglio controllare e influenzare.

Il coordinatore – o la coordinatrice – può trasmettere ai “suoi” Volontari gli stimoli e le responsabilità necessarie a farli sentire realizzati nello svolgere adeguatamente le mansioni che loro competono. Può inoltre favorire e sostenere opportunità di formazione e crescita personale e/o professionale in modo tale che il/la volontario/a possa ampliare le proprie conoscenze e capacità aumentando così il livello di motivazione.

Il coordinatore o la coordinatrice può infine riconoscere se un compito è stato svolto adeguatamente ed impegnarsi a creare dei gruppi in cui i volontari collaborino in modo armonioso e proficuo.”

Nell’illustrare le tecniche su come motivare i propri Volontari, il coordinatore o la coordinatrice deve tenere in considerazione i seguenti elementi:

  • Fare attenzione ai reali fattori che motivano a migliorare il rendimento, distinguendoli bene da quelli che provocano insoddisfazione.
  • Nel caso in cui un/a volontario/a abbia problemi che derivino da uno dei fattori di demotivazione, occorre intervenire nel migliore dei modi ricorrendo, se necessario, alla gerarchia organizzativa, fino ad interpellare la dirigenza della Vozza per la soluzione dei problemi stessi. In seguito occorre concentrare nuovamente l’attenzione sull’attività specifica del/la volontario/a in questione concentrandosi sui fattori di motivazione.
  • Occorre collaborare con il gruppo dei volontari per individuare e sviluppare elementi che possano migliorare le attività lavorative e favorire lo spirito di coesione all’interno del gruppo (rafforzando i fattori di motivazione sopra elencati) .

Sin qui le valutazioni ed i consigli del Prof. Scaparro; a noi ora l’arduo compito di applicarli.
Un caloroso Grazie al Professor Scaparro per la sua collaborazione.
E… Buon lavoro a tutti noi.

(a cura di Gianfranco De Cesare, del Gruppo dell’Accoglienza)

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